Fausto De Stefani, alpinista, divulgatore e fotografo, nasce ad Asola, un paesino in provincia di Mantova, nel 1952.
A 19 anni si dedica all’alpinismo, cominciando ad arrampicare fra le Dolomiti di Brenta e, nel giro di un paio di stagioni, arriva ad affrontare le grandi vie di VI grado. Negli anni successivi la sua attenzione si rivolge alle Alpi Occidentali e all’alpinismo su ghiaccio e terreno misto d’alta quota.
A partire dal 1979, inizia le prime spedizioni extraeuropee: al Monte Kenya, dove sale il Diamond Couloir e le cime Nelion e Batian; in Caucaso nel gruppo del Monte Nakra (4.700 m), dove porta a termine la prima salita della via “Italian Couloir”.
Nel 1981 è in Kirghizistan, nell’area del Pamir, salendo il Pik Korzenzskaia (7.000 m) e due vette di 6.000 m, il Pik Citiri e il Pik Nkwd. Si sposta poi in Africa, al Ruwenzori, dove apre la Via dei Seracchi alla Punta Alessandra (5.119 m) e successivamente in Perù per la salita della parete Nordovest dell’Ausangate (6.370 m).
L’incontro con i grandi 8.000 arriva nel 1983. In quell’anno De Stefani prende parte alla spedizione guidata da Francesco Santon e diretta al versante Nord del K2 ripetendo la difficile via aperta dai giapponesi lungo lo Spigolo Nord. La scalata è un successo: prima Agostino Da Polenza e Josef Rakoncaj e poi lo stesso De Stefani con Sergio Martini, raggiungono la vetta senza fare uso di ossigeno supplementare.
L’ultima impresa che lo porta a scalare tutti e 14 gli 8.000 avviene nel 1997, con la salita del Kangchenjunga. E’ il secondo italiano, dopo Reinhold Messner, e il sesto uomo al mondo ad aver salito tutte le vette delle 14 montagne più alte del Pianeta. Di fatto però questo risultato non sarà mai riconosciuto ufficialmente perché, a causa delle condizioni climatiche difficili e la contestazione di un alpinista, le prove portate a confermare il raggiungimento della vetta non saranno mai considerate sufficienti.
L’amore per le montagne va di pari passo con l’attenzione all’ambiente e per questo a partire dagli anni ’80 mette in atto contestazioni, ad esempio contro le centrali nucleari e la cementificazione dei territori alpini, affiancando progetti concreti come “Free K2” che lo coinvolge nella raccolta dei rifiuti abbandonati in parete e ai campi base del K2. Attività voluta dalla fondazione di “Mountain Wilderness” di cui è fondatore.
Le scalate lo mettono a diretto contatto con le popolazioni locali che non lo lasciano indifferente alle difficoltà sociali e sanitarie, così dal 1996 con l’associazione “Senza Frontiere” è promotore del progetto “Rarahil Memorial School, una scuola a due passi dal cielo”. Una scuola a Kirtipur, una cittadina nei sobborghi di Kathmandu, in Nepal, che non è solo un luogo dove apprendere, ma anche di continuità del sapere artigiano, presidio sociale e sanitario con un poliambulatorio dedicato a Giuliano De Marchi, suo compagno di cordata e medico, scomparso nel 2009 a seguito di un incidente in montagna.
Oltre a queste iniziative all’estero De Stefani è impegnato anche in Italia con attività di sensibilizzazione alle tematiche ambientali e di avvicinamento alla montagna in cui rientra il progetto “La collina di Lorenzo”, un’oasi naturalistica a Castiglione delle Stiviere (Mn), oltre a innumerevoli conferenze e mostre fotografiche e didattiche.
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