Luca Matteraglia ama la montagna e ancora di più vivere a stretto contatto con la natura.
Le parole con cui descrive se stesso ci sono piaciute davvero tanto e abbiamo preferito lasciarle così come sono:
"Ha avuto un educazione molto sportiva e di conseguenza adesso faccio il possibile per combinare sport, montagna e divertimento… divertimento che per me, tengo a dirlo, è anche salute. Sono cresciuto in città e come quasi tutti facevo uno sport di squadra che nel mio caso era il rugby, sport fisico e molto etico nel rispetto delle regole, uno sport che consiglio a tutti i bambini per sviluppare il senso di competizione, di rispetto per i compagni e per gli avversari, di conoscenza di sé, dei propri limiti e delle proprie capacità, dello spirito di sacrificio. I lati negativi sono le botte che si prendono, ma in un certo senso fanno crescere anche quelle, mentre quando il gioco diventa professionismo è professionismo come in ogni altro sport, legato al denaro, ed è stato proprio questo a farmi smettere all’età di vent’anni nonostante giocassi per la nazionale U21 e la prima squadra di Padova, il Petrarca.
L’interesse per la montagna è arrivato dopo ma in realtà la passione ce l’ho sempre avuta, in particolare per lo sci che faccio da quando ho 4 anni, ed il termine della carriera con il rugby ha segnato l’inizio delle mie esplorazioni negli sport di montagna. Ho imparato lo snowboard ed il telemark, l’arrampicata sportiva e quella trad, o classica che dir si voglia, la piolet traction sul ghiaccio e il misto moderno sulle grandi montagne. Dalla palestra indoor fatta di pan gullich e trave fino all’alpinismo estremo ho provato tutto e avevo organizzato la mia prima spedizione extraeuropea per aprire una nuova via nelle Gole di Taghia, in Marocco, quando la mia vita estremamente sportiva si è arrestata di colpo il 23 settembre 2009.
Sono caduto, non so perché e nessuno ha visto, forse ho sbagliato a mettere poche protezioni ma il succo è che queste cose succedono quando non si è concentrati e ci si illude di avere il completo controllo della situazione perché “è facile”. Mi sono svegliato 10 giorni dopo in ospedale che mi avevano già operato più volte e il peggio era ormai passato. La botta in testa e la conseguente frattura le ho superate in fretta ma la caviglia è un problema che probabilmente non risolverò mai più. È stata dura per molto tempo e non potendo fare sport ho studiato, mi sono laureato e mi sono dato alla ricerca scientifica in arrampicata, ho avuto buoni risultati ma non in salute. Così dopo 2 anni ho deciso per un operazione sperimentale di protesi. Dopo 3 anni e mezzo sto ancora lottano per tornare a fare qualcosa di quello che facevo prima, in primis camminare senza dolore. Sono tornato ad arrampicare fino al 7c e 7b a-vista e quest’inverno sono riuscito a sciare, non riesco come prima ed è una lunga battaglia che forse non avrà mai fine ma adesso l’arrampicata è il mio lavoro e la passione e la voglia di tornare non mi mancano. Ho recuperato un po’ e sto anche provando a correre, sarebbe un miracolo!! Ho imparato a lottare davvero, altro che rugby, ed ora so che non smetterò più di farlo, è un messaggio per cui vorrei che la mia esperienza fosse d’esempio per tutti, come per il rispetto che provo per la natura e per il pianeta in cui viviamo. Per me l’alpinismo estremo è stato un modo per entrare a diretto contatto con la realtà e mi ha insegnato a vivere, oggi ne elogio la purezza e semplicità, credo inoltre che ognuno di noi possa farlo nelle azioni quotidiane, in piccolo certo ma non per questo di minor qualità".
Luca Matteraglia